venerdì 10 dicembre 2010

Yguazù

Yguazu significa "acque (Y) grandi (guazu)", due parole di lingua Tupì del popolo Guaranì, ma è conosciuto più comunemente come Iguazù.
E' localizzato nella regione di Misiones a nord dell'Argentina, al confine tra Brasile e Paraguay.
Acque grandi perché qua ci sono le più grandi cascate del mondo come estensione, quasi 3 km di cascate distribuite tra il confine Argentino-Brasiliano. Le cascate con il loro parco naturale fanno parte del Patrimonio Naturale dell'Umanità. E ne hanno tutto il diritto.
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Questa gita fuori porta è durata 3 notti, partita lunedì e rientrata giovedì sera. Per raggiungere Iguazù ci vuole un volo interno di circa un'ora e mezza, 45 minuti. Le distanze argentine sono davvero considerevoli.
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Questo viaggio dentro al viaggio è stato qualcosa di molto particolare e di molto, molto forte. Sottovalutavo il potere della natura. Avrò argomento di cui parlare con un amico Monaco, che di natura ed emozioni forti ed energia ne sa.
Anyway, questo viaggio è stato una sorta di viaggio iniziatico, l'inizio di una consapevolezza e di una liberazione. 

Sincronizzare (dia 1) :
Sono partita prestissimo da casa, il taxi mi aspettava di sotto alle 6. Aeroporto e volo tutto ok. I piloti argentini "guidano" benissimo gli aerei. Fanno davvero degli atterraggi delicatissimi, un piacere.
La partenza è stata segnata da un umore non dei migliori, ma mi son detta "muoviamoci!" che male di certo non fa. Ringrazio gli amici che il giorno prima mi hanno chiamata via skype per farmi compagnia e ridere, e quelli che addirittura hanno cenato con me via skype, ascoltandomi su tutto un ventaglio enorme di discorsi, dai più leggeri a quelli pesantissimi. 
Atterrata alle 9.40 e preso il bagaglio, la prima grande (e stupidissima) emozione: quello dell'agenzia che mi veniva a prendere aveva in mano il cartello con scritto "Giulia". Dio che bello, finalmente anche io, una volta nella vita avevo un cartello con il mio nome ad attendermi :)
Lo so, son scema, ma sta cosa mi è sempre piaciuta un sacco.
Ancora stralunata dal viaggio vengo mollata al mio albergo, una specie di residence, nulla di speciale ma perfetto per l'uso che dovevo farne.
Fa un caldo impressionante e sono solo le 11. Iguazù è caratterizzato da un clima subtropicale, quindi caldo, caldo e umido, umido, umido. Immaginatevi un 28/30 gradi con un 80-90% di umidità. Da morire.
Qui comincia realmente il mio viaggio. Mi incammino per le strade terrose di questo paese, la terra è rossa rossa, di un rosso denso, profondo, e l'erba, le piante di un verde acceso, inteso, brillante. Le strade sono crepate dal sole cocente, fa caldo, poche, pochissime anime in giro. Cammino. 
Un senso profondissimo di solitudine e distanza mi avvolge. Lo sento salirmi dai piedi ad ogni passo. Mi rendo conto che sono più sola di come lo ero a Baires e comincio a chiedermi chi me lo abbia fatto fare di finire ancora più distante.
Il caldo è davvero pesante, annaspo in una piscina d'umidità e provo a far foto di compagnia. Nel giro di poco batto la ritirata, c'è bisogno di ombra e di un posto contenuto, non reggo il niente e il vuoto che ho attorno. E qui c'è spazio e tempo a non finire.
Mi chiudo in camera e comincio a pensare. E i pensieri corrono confusi e veloci e sarebbero pensieri più buoni se potessi ubriacarmi di gente come se fossi a Venezia. Ma sono sola.
Penso che si tratta "solo" di sincronizzare il cuore con il cervello. Sta tutto qua. Sentire quello che pensi.
Qualcuno a cui sto a cuore avrebbe da ridire sul fatto che io pensi troppo su fatti, eventi e comportamenti alla ricerca di perché e risposte. Che dovrei solo farmi scorrere la vita addosso e lasciarmi andare. Solo che io penso che mi ci vorrebbe un interruttore al cuore, lo stesso che altri hanno trovato molto in fretta. E in questo sentirmi oppressa, legata e stritolata da questo sentimento, penso che solo io lo posso lasciar andare e liberarmi. 
Con uno sforzo immane mi trascino fuori dalla camera dicendomi che la vita è lì fuori che aspetta. Esco.
Finalmente la temperatura si è abbassata un po' e questa cittadina fantasma si anima di gente e bambini. La cordialità che ritrovo sul volto della gente rasserena. Continuo a passeggiare perdendomi tra le strade del "centro" (3 in croce) cercando un posto dove sedersi che non fosse un ristorante. Iguazù vive di turismo, questo l'ho capito, ma zio billy, un posto per bere 'na roba senza mangiare ci sarà pure... Finalmente trovo un posto che mi convince e mi siedo. Ordino una birra ghiacciata (sì, fa meno caldo ma sempre caldo è!) e guardo la vita, le cose, la gente, il tutto che mi passa davanti.
C'è una coppia molto interessante al mio fianco, lui londinese, lei argentina di Tucuman ma con trent'anni di vita a Londra e il suo ottimo inglese ne è la prova. Scambiamo due ciaccole. Tutte le volte che riesco o posso a parlare inglese mi sento a casa. Una lingua conosciuta. Con lo spagnolo mi scazzotto ancora, e vince lui!!
Un tipo che assisteva alla scena mi chiede di sedersi al mio tavolo. Cominciamo a "parlare" bevendo la birra. Parlando parlando ti accorgi che è quasi notte e hai la sensazione che il tuo spagnolo possa migliorarsi molto in fretta.






Iguazù lato brasiliano (dia 2):
Dormire tre ore e mezza prima di una giornata in giro non è il massimo. 
Il pullman passa a prendermi all'albergo alle 7.30, ho un sonno tremendo e fuori diluvia. Essendo un clima subtropicale gli "sgravassoni" estivi sono all'ordine del giorno, mi auguro solo che finisca per la visita alla cascata. Verso le 8.00 siamo alla frontiera e Stamp-Stamp, altri due timbri sul passaporto: sono stata anche in Brasile, ne ho le prove :)
Passata la frontiera (che ha una tiritera non velocissima) nel giro di 20 minuti siamo all'entrata del parco. 
Le cascate nel lato brasiliano sono il 20% del totale, mentre ne è l'80% del parco nazionale.
Aveva ragione "Alfredo", un viaggio organizzato ogni tanto non fa male, specialmente con il sonno che mi ritrovo.
Ci trasportano all'inizio del percorso panoramico, e pian piano ci immergiamo nella natura. Vedermi in tutta questa situazione mi fa strano. Cerco di vedere cose e di azzerare la mente e bloccare i ricordi. Cosa nociva i ricordi.
La bellezza mi avvolge. La bellezza è lì, tutta attorno. Sento che mi sarebbe piaciuto condividere questo momento con qualcuno, che viverlo sola non è uguale, non un commento, non uno scambio... poi mi rendo conto che con chi vorrei davvero condividere questa meraviglia è un pensiero nuovo. E che tutta questa bellezza è lì, anche solo per me... 
Il percorso discende verso la base delle cascate e mediante una passerella ci si avvicina alla fine del salto.
Le cascate sono una cosa bellissima, una potenza, una forza, un'energia enorme. Mi ritrovo a ridere, non posso farne a meno, l'allegria mi prende le guance e le contrae e rido... tutto l'intorno manda in estasi. Rido mentre migliaia di gocce d'acqua e vapore mi investono e mi annaffiano di vita; e tu ti senti piccina e che la vita è così breve e che ostinarsi non vale la pena. E lì mi sono pentita di due anni di ostinazione. E che devo fidarmi di più del mio sentire, perché se lo sento, se lo avverto, ho ragione.
Una coppia argentina mi ha presa a cuore. Lei una donna dolcissima, lui pure. Mi chiedono se voglio delle foto con le cascate alle spalle, hanno capito che son sola e che non avrei mai potuto fotografarmi... appena dico sì, lo sguardo di gioia di lei mi irradia. Era così felice di avermi potuto aiutare... Da lì in avanti non mi hanno più persa di vista :) oltre a scambiare qualche parola, le foto non son mancate.
Al ritorno ci fermiamo a mangiare in un ristorante a buffet, io sono ancora sbromba e con le varie arie condizionate che ho incontrato tra pullman e ristorante ho un freddo cane. Nonostante le temperature subtropicali dell'aria condizionata continuo a non esserne una grande fan.
Prima del rientro definitivo ci lasciano quasi un'ora in un duty-free tra le due dogane, ecco, dell'escursione organizzata questo è il pezzo meno riuscito!!












La sera grazie ad un diluvio fragoroso, l'occasione: tomo mate. Finalmente il mio primo, vero, genuino Mate. Con tanto di spiegazione sulla preparazione.
Adesso sono sola in camera con in custodia Mate, bombilla e acqua caliente nel thermos. Mi faccio ridere mentre lo rimpinguo d'acqua e faccio finta di esserne esperta.
Mi si spiega che il mate fa bene all'intestino, alla circolazione, al cervello e al cuore. Insomma, un'erba naturale, tipo un tè con un sacco di proprietà benefiche.
Non so se sia il mate, le cascate o come si sono evoluti questi due giorni ma mi si sta dissolvendo il rancore e la rabbia che mi si era smossa. Per la delusione credo ci vorrà un po' di più. Ma non credo molto (forse).Tutta questa solitudine mi fa vedere i miei errori, così (in teoria) da non ripeterli più: il più grande in assoluto? Lo sprecare il tempo.
allora: il vaso che vedete è el mate che può essere di legno, vetro o ricavato da una zucca chiamata calabaza, la roba di ferro (o legno) la bombilla e l'erba la yerba.

(Volevo rassicurare la mamma che questa non è una droga allucinogena potentissima, anche se ne ha l'aspetto :) viene venduta tranquillamente nei negozi!!)

Iguazù lato argentino (dia 2):
Anche oggi sveglia presto. 6.45 su in piedi per nuova escursione, questa volta al lato argentino.
La guida ci spiega che ci saranno 3 percorsi da fare, uno sarà alla Garganta del Diablo (che si rivelerà un posto magnifico), uno a vedere altri salti minori e in fine, dopo pranzo, quello attraverso la foresta. Sì, la foresta dell'Amazzonia. E' emozionante dirlo, ma questo parco fa parte della famosa foresta e pensare di averci messo i piedi dentro........ beh, fa un certo che. Ti avvertono anche che, specialmente la sera, è possibile trovare puma, giaguari e cose così :)
L'acqua delle cascate è ocra, colore che si è modificato nel tempo. Questo è a causa della deforestazione... la mancanza degli alberi, che ancorati alla terra la tenevano ferma, fa si che l'acqua col suo passare si porti la terra rossa a presso con sé... leggevo che questo è un grosso problema per la fauna e i pesci che hanno problemi nel mangiare.
La coppia dolcissima del giorno precedente fa ancora parte del mio gruppo. Nel trenino che ci porta alla Garganta del Diablo mi chiedono, pure loro, come mai si continui a votare Berlusconi. Io sorrido rassegnata e se ne parla un po'...
Nel frattempo mi rendo conto che il pensare ed immaginare cose mi fa un po' meno male. Che lo spaesamento del primo giorno si sta assottigliando. Ma poi non è immaginare solo, le cose già le so. Ma è il discorso di prima, un conto è saperle perché lo sento (e poi ho ragione), un altro è la verità materializzata. Quindi mi sforzo di ignorare la cosa e di non farmi toccare. E che comunque così è la vita e che questo mi da ancora più conferme su pensieri passati, su vuotezza di frasi ed intenti.
E mentre cammino per i sentieri, e vedo cose, e la guida, una ragazza d'oro mi spiega animali ed insetti come fossero doni mi riscopro... e mi riscopro ad immaginare un futuro, che c'è una strada da percorrere. O da non percorrere, perché scelgo altro, ma c'è! 


Ecco, finalmente mi si vede :) 






Baci e saluti e ricordi di Iguazù (dia 4):
Titolo semi rubato da una canzone di Fossati... ecco, con oggi si conclude questo viaggio, nel viaggio, e nel viaggio ancora.
Mi chiedo dove porterà... ancora non lo so, ma di sicuro sarà buono.
Arrivo a casa alle 21 passate, sono davvero stanca. Comincio a scrivere questo post ed è già diventato tardissimo. Meglio chiudere i battenti e dormire... Spero fino a tardi domani mattina.
Besos


1 commento:

  1. Bellissimo resoconto, Giulia... Misteriosamente, molte delle tue riflessioni si ricollegano a cose che ho letto o pensato nell'ultimo periodo... Un bacio!

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