domenica 27 febbraio 2011

Luna

Una cosa che ho avuto modo di notare è la differenza tra la Luna "europea" e la Luna "sudamericana"...
La spiegazione che mi do è quella di un cielo più limpido e meno inquinato, o forse entrano in gioco anche questioni di orbite varie che io non so. Sta di fatto che la luna qua mi sembra più brillante e più bianca, cioè riflette una luce meno giallognola o color champagne che ha normalmente in Europa.
Anche la nitidezza con la quale la si può vedere lascia, almeno a me, senza fiato.
Questo post è per gli amanti della Luna e in particolare è dedicato alla mia mamma che la ama.







Cordoba y Mina Clavero

Partimmo da Sarmiento verso le 22 viaggiando tutta la notte... alle 7.30 della mattina l'arrivo a Cordoba.
La città ci accoglie attiva anche se con i negozi ancora addormentati. Appena agguantata una mappa della città e una lista di alberghi nell'ufficio informazioni, ci dirigiamo alla ricerca di un caffè con leche e medialunas.
Cercare l'albergo si rivela un'impresa non facilissima per alcuni motivi: è estate, ancora, e molti sono pieni o riservati; partendo così all'improvviso non abbiamo documenti con noi e, ovviamente, alcuni alberghetti te lo chiedono il documento; tentativo di ridurre la spesa al minimo quindi nulla sopra le due stelle (una è migliore).
Alla fine il nostro posticino lo troviamo e ci buttiamo alla scoperta della città. Città che devo dire non mi è piaciuta moltissimo. Non è bella e mi è apparsa un po' anonima. Questo è un giudizio affrettato visto che ci siamo fermati solo un giorno...


 e, camminando a zonzo vidi questo che dedico alla Ross!!


Di molta gente, confusione, dinamismo, rumori, smog o semplicemente di città non c'è molta voglia. La sintonia sugli spostamenti nei viaggi improvvisati è cosa fondamentale, sintonia che ci porta a virare a Mina Clavero. Una distanza di 3 ore e mezza... non molto. 
Mina Clavero è sempre nella provincia di Cordoba, indubbiamente è un posticino turistico ma ha di bello che, appena usciti dalle due strade principali del centro, con negozi, locali e ristoranti, con solo due passi ci si immerge in un luogo calmo, casette basse e strade non asfaltate. Mi ha sorpreso molto la polvere. Mai avevo visto un posto così impolverato di terra. Gli alberi ai bordi delle strade hanno tutte le foglie ricoperte di un leggerissimo strato di polvere rosata. Mina Clavero sorge a ridosso del rio e l'idea di un luogo vicino all'acqua non dispiace affatto.
Si punta al campeggio, il primo è pieno e cosa più importante, non noleggia tende e noi non abbiamo nulla... 
Ci indicano un ostello, che però non risponde al campanello... Fortunatamente dirò poi.
Al terzo tentativo arriviamo nel camping "Las Moras", ci dicono che c'è posto e che una signora che abita a 100mt noleggia tende. Fatta!!

le uniche cose che avevamo

Non mi metto a raccontare 4 giorni di totale relax, vi mostro solo dove stavo:











Notare i sistemi di sicurezza nel fornire elettricità alle piazzole delle tende nel campeggio...




venerdì 25 febbraio 2011

3267 (más o menos)

Il 9 febbraio era il compleanno di Franca. Tutto cominciò da lì...
Una semplice gita in provincia a Pilar, vicino a San Antonio de Areco, a circa due ore di distanza da Capital Federal. Una gita per festeggiarla e passarla bene, poche cose con noi, il giusto per passare la notte. Gita che invece terminò con un viaggio di 3267 km.
15 giorni improvvisati in giro per l'Argentina.
Passammo la serata con pochi amici, mangiando un boccone a Escobar per poi ritrovarci la notte in Pilar, in un posto disperso di provincia, ad aspettare il collettivo che ci avrebbe portati a casa di Franca. Il primo collettivo utile era alle 1:45 di notte ed erano le 23. Ben 2 ore e 45 minuti dopo! Bel colpo!!
...
Mangiamo un gelato, ci beviamo una birra per ammazzare il tempo, ma più di due ore son lunghe da riempire... Capisco che lo spostarsi, qua, non è solo una cosa in mezzo ad un punto A e B, ma è vita. Son tempi così lunghi che nel mentre, la gente vive, accadono cose, accade vita. Così, terminata la birra ci sediamo al bordo della strada impolverata di Pilar, cani randagi ci passano accanto, non sembrano aggressivi, ci guardano e se ne vanno mentre noi ce la raccontiamo, e attendiamo, e aspettiamo, e ridiamo, e ci conosciamo sempre un po' di più. Fino a quando il collettivo arriva e ci riporta a casa... Un mate notturno farà compagnia ad altre chiacchiere.
L'indomani si decide di passarlo a San Antonio de Areco, al rio. Un pic-nic al bordo dell'acqua, sotto l'ombra degli alberi, poca gente, poco rumore, bimbi e ragazzi che giocano tra la corrente del rio. Risa.
L'ora del rientro si avvicinava pian piano, ma sempre troppo rapida per il bene che si stava. Un po' per scherzo un po' non ricordo come, nasce l'idea di non tornare... di continuare in direzione Cordoba, passando per Sarmiento dove c'erano alcuni conoscenti. Io non avevo impegni a Buenos Aires, la risposta dell'ultimo colloquio fatto non sarebbe arrivata prima delle settimana successiva, così mi avevano detto. Quindi ero libera. E così fu. 
Ritornati a Solisr, andiamo a comprare qualcosa da mangiare. Camminiamo due quadre di campo per raggiungere il chiosco più vicino. Due quadre di campo, immersi nell'oscurità di una notte e di un luogo senza luci. Il cielo è nero nero e zeppo zeppo di stelle.
Dopo mangiato, la dolce Franca comincia a tirar fuori roba da prestarci per poter affrontare il viaggio, una gonna, alcune maglie, un costume (che non si sa mai), una camicia e pantaloni. Sembra che non ci manchi niente, e sembra che davvero domani si parta...
E partimmo!!
...
Direzione Serminto, prima tappa, dove ci compriamo un paio di alpargatas, e via di nuovo...
...
3267 km, anzi di più...
con solo due zainetti, senza una mappa senza idea di dove andare, passando per Cordoba, Mina Clavero, Mendoza, San Rafael, una puntata a Villa Grande per terminare poi in Mar del Plata.
Passando per hotel da una stella, a tenda, a cabaña, a casa, a notti in pullman... improvvisando di volta in volta il destino.
A casa di Franca
Solis


San Antonio de Areco


martedì 8 febbraio 2011

L'Argentina ti fa felice...

...sì, felice... e credo che sia davvero merito del paese e non solo di un cambiamento/evoluzione personale.
Semplicemente questo paese mi piace e mi piace farne parte. E' come se sempre ci fosse stato un posto per me qua. Un amico un tempo mi disse: "Giulia, non devo scegliere un luogo per la gente che lo abita, per gli amici che hai lì... perché la gente cambia e si può spostare. Lo devi scegliere perché ti fa sentire bene, perché ti ci ritrovi...". Adesso comprendo davvero cose intendeva dire. A volte penso che avrei potuto farlo prima questo passo... poi mi dico che evidentemente questo era il mio tempo. Il tempo giusto.
La libertà di me, acquisita in due mesi e mezzo, non ha paragone con gli anni passati. Che sia sempre stata una persona libera, in teoria, questo non ci piove. Ma che ora abbia una sensazione di liberà interiore, personale, mia, che parte da una consapevolezza profonda di sé, ecco, questo è differente.
Adesso mi sento leggera e serena e fondamentalmente, mi diverto... mi diverto tantissimo, con tutto... Anche solo camminando.
Ho i capelli corti e le unghie "lunghe" che per me vuol dire 1 mm, ma almeno per ora non le mangio... le ho così lunghe da potermi permettere una limetta e uno smalto, smalto di un rosso profondo ma non acceso, che mi piace tantissimo indossare. Quando lo metto faccio il disastro. Mi sporco ovunque perché le unghie sono ancora troppo corte per non sporcare la pelle superiore del dito... ma non importa, poi se ne va...
Il fuoco di S.Antonio, "amico" abbastanza costante degli ultimi anni, non si è più fatto vivo e di questo me ne rallegro. Segnale abbastanza evidente di cosa e come vivevo.
Ormai già 5 anni fa, anzi un po' di più, quando ero a ridosso della mia laurea, pensavo, fantasticavo e raccontavo del desiderio di un giro-viaggio che avrei voluto fare. Nella mia immaginazione durava solo un paio d'anni... erano 9 mesi in UK, 9 in Spagna e i 6 mesi che rimanevano divisi tra sud america e Cina. Diciamo che ho solo ritardato di qualche anno, visto che lo stop inglese è stato un po' più lungo del previsto. Ho saltato la tappa spagnola, che era pensata solo a pro apprendimento della lingua e, visto come stanno andando le cose, era davvero superflua. Ora sono in Argentina!! Meraviglia... quando mi soffermo a pensarci quasi non mi pare vero e quasi la sensazione di casa che provo mi disorienta un poco. Se poi penso che, quello che volevo e sognavo di fare, lo sto realizzando... ecco, sono felice!!

domenica 6 febbraio 2011

Parole su Baires #5

I rubinetti di Buenos Aires perdono, se non tutti, quasi. E non fa molta differenza se siano in una casa bella e nuova o meno, in un locale raffinato o mezzo diroccato, i rubinetti tendenzialmente perdono. 
L'argentina è un paese ricchissimo d'acqua, forse per questo si presta poca attenzione a questo aspetto...
Ieri pomeriggio siamo stati a casa di un'amica e il rigoletto che usciva dal rubinetto del lavandino era chiaro e presente e costante... come in pizzeria, dove si apre di volta in volta l'acqua con la chiave a pappagallo e spesso per difficoltà del gesto (perché oramai la vite è tutta spanata e schiacciata) lo si lascia un po' così...
Eppure gli idraulici non mancano...
...
Dai balconi dei palazzi della città, guardando giù, si vedono macchine parcheggiate al lato della strada... le osservo e vedo che sono diverse, diverse da quelle che si vedrebbero dal balcone di una città europea. I modelli, quasi tutti, sono più quadrati e più "a scatoletta" con muso e culo squadrati, come le auto che mi ricordo circolare nella mia adolescenza. Ovviamente hai macchine più nuove e più aggiornate, ma in proporzione molto bassa rispetto all'intero parco macchine.
In questa fila di auto parcheggiate che vedo, circa una ventina, solo 3 sono macchine "contemporanee".
...
Il rito del vuoto a rendere. Il principale è quello della birra, ma hai anche quello della coca-cola e simili. Ma quello della birra è quello che m interessa.
La bottiglia la compri la prima volta che compri una bottiglia di birra, poi di volta in volta si ritorna il vuoto e la birra costa meno.
Io ho una bottiglia di birra vuota nell'angolo della mia camera, a fianco alla porta. Quando si scende a far la spesa si scende con il vuoto. Quando invece si fa la spese di ritorno da un giro fuori si pensa: "mannaggia, ho la bottiglia in casa" e la birra non si compra, almeno io... Preferisco farmi un giro giù dopo con il vuoto quando mi servirà... 
Quando ci spostiamo la sera, se non si va in locali o in milonga a ballare, ma invece ci si ferma in un luogo all'aperto a chiacchierare, si parte con un paio di vuoti che verranno lasciati in un qualche negozietto (o chino) in cambio di due birre piene.
Mi piace il giro e il movimento delle bottiglie, perché ovviamente non devono essere riportate solo dove si sono comprate, quindi è tutto un giro, unità che si spostano di luogo in luogo, l'importante è che il numero alla fine corrisponda... è anche una questione di conoscenze e di "importanza sociale" (scherzo) nel senso che se sei conosciuto perché vivi in zona, il vuoto è probabile che te lo prestino, e dopo o l'indomani il vuoto si rende... Forse non riesco a rendere l'idea dell'attenzione che si pone al vuoto a rendere, ma qua è davvero normale, almeno per i non miliardari dove qualche pesos sommato di volta in volta vogliono dir qualcosa...
...
Sono tante, tantissime le situazione che vedo e noto e che vorrei descrivere. Adesso comincio a capire scrittori ma, meglio ancora, i registi. 
Riuscire a dare un taglio cinematografico, raccontare per immagini la ricchezza delle situazioni che vivo sarebbe fantastico. Riuscire in alcune scene a raccontare i personaggi che riempiono, anche per solo alcuni momenti, i miei giorni sarebbe fantastico. Tante storie e tante vite. Età sfalsate, racconti incredibili... ma forse è, ora, così dappertutto?
...
L'università pubblica in Argentina, o per lo meno a Baires, è la migliore e davvero gratuita. La U.B.A.(Università de Buenos Aires) pare sia la migliore in assoluto qui in città.
Poi ti spiegano questo, e non capisci... o almeno, adesso "forse" capisco... allora:
L'università pubblica è migliore di quella privata (?), un datore di lavoro se deve scegliere tra una persona che ha studiato in una pubblica o in una privata, sceglie che ha studiato nella prima (?), laurearsi nella privata è più facile perché i professori aiutano e chiudono occhi, il mercato del lavoro lo sa e come già detto, preferiscono chi studia nel pubblico.
La domanda sorge spontanea: ma perché cavolo devo pagare se poi quello che ottengo è quasi uno svantaggio???
Non me ne capacito.
Se lo chiedo mi rispondono: perché nella privata sei più seguito, perché l'edificio è migliore, perché i professori o il personale fa meno sciopero, perché hai più servizi... vabbè, ma se tutto ciò poi mi penalizza nel settore del lavoro.... boh, davvero boh!!
Di certo nell'università pubblica si vede un fervore intellettuale e culturale che si è un po' perso nelle università italiane, le quali sono oramai quasi come una post liceo obbligatorio. Dove i ragazzi vanno, quasi per routine... 
Qua invece ho l'impressione che la gente che ci va la viva davvero come un'opportunità e come un modo per modificare una propria condizione sociale.
Ci penserò e mi documenterò su questo aspetto...
Alcune foto del parcheggio dell'università vicino a casa mia, dove spesso studenti si ritrovano a chiacchierare e a discutere tra loro in queste serate estive...